Fede e tradizione


Fino alla metà del XX secolo e in alcune parrocchie ancora nel ventunesimo secolo, i capitelli sono meta della celebrazione delle Rogazioni, processioni effettuate per chiedere la protezione divina contro i danni dovuti al maltempo. Nelle campagne venete può capitare di incontrare un capitello dove sono presenti delle croci costruite dai contadini e benedette appunto in occasione di queste processioni.
È tradizione in particolari momenti dell'anno liturgico, raccogliersi in preghiera per il rosario, soprattutto nel mese di maggio, mese dedicato alla Madonna.
Può anche succedere vi venga celebrata la Santa Messa.



Attorno ai capitelli si diffusero specifici atti di culto cristiano come le rogazioni, le processioni, la recita del rosario nel mese mariano.


Le rogazioni

Lunghe processioni che partono all'alba dalla chiesa, si snodano per chilometri nelle campagne, passando e sostando davanti ai capitelli, dove, per invocare la fertilità dei campi, il sacerdote pronuncia le invocazioni:
A fulgure, et tempestate, libera nos Domine.
A peste, fame, et bello, libera nos Domine.
A flagello terrae motus, libera nos Domine.
A omni malo, libera nos Domine.
...
I fedeli rimangono in ginocchio fino alla benedizione ai quattro angoli della campagna.




Quando la terra e le sue stagioni contavano e da esse dipendeva la sopravvivenza della gente di campagna, erano un rito atteso e onorato. Quella lunga processione orante e intonante inni sacri si snocciolava per le strade sterrate di campagna, tra un capitello e l’altro, con solenne semplicità.
Le rogazioni si distinguono in "maggiori" nella giornata del 25 aprile e "minori" nei tre giorni che precedono la festa dell'Ascensione nel rito romano.
Le “rogazioni maggiori” si facevano nei tempi antichi (risalgono all’anno 600) cantando le litanie dei Santi e altre preghiere per implorare da Dio i beni spirituali e chiedere la protezione e la benedizione ai prodotti della terra, alla città, al paese, alla campagna, alle acque.
Le processioni delle Rogazioni minori si svolgevano per tre mattine consecutive, nei giorni antecedenti la festa dell'Ascensione: lunedì, martedì e mercoledì (in quanto l'Ascensione cade sempre di giovedì).
Il percorso, che prendeva inizio già alle 5-6 del mattino e si poteva snodare per diversi chilometri, era studiato in modo che tutto il territorio della parrocchia potesse, sia pure a distanza, essere visto.
Il punto di partenza era sempre la chiesa parrocchiale, ma ogni giorno veniva seguito un percorso differente, che giungeva fino ad un punto prestabilito, un luogo significativo del territorio della parrocchia (spesso segnalato da una santella o capitello), in mezzo ai campi.
In testa al corteo stavano le Confraternite maschili (ad esempio i disciplini) con le loro insegne, seguiva quindi il clero (chierici, seminaristi, diaconi e sacerdoti). Dietro, le donne, i bambini e in fondo gli uomini. Il sacerdote (che indossava paramenti viola) presiedeva il rito. Non si accendeva il cero pasquale.
Durante il cammino si recitava una preghiera di gruppo: il sacerdote intonava le Litanie dei santi; non appena si giungeva nei punti prestabiliti, la processione si fermava, il chierico alzava la croce e, rivolgendosi ai punti cardinali, recitava le invocazioni delle litanie: A fulgure et tempestate, A peste, fame et bello, ecc. a cui la popolazione rispondeva Libera nos Domine.
Il sacerdote concludeva la celebrazione proclamando gli oremus finali previsti dalle Litanie dei Santi e dalla "Messa delle Rogazioni" (nella quale non si recita né il Gloria né il Credo).



Le processioni

In occasione di alcune festività religiose si svolgevano processioni nelle vie del paese. Partendo dalla chiesa, i cortei percorrevano le strade e si fermavano davanti ai capitelli o edicole che fungevano da stazioni. Il sacerdote pronunciava particolari invocazioni. Per l'occasione i capitelli venivano addobbati con fiori e candele.

«… Anche per i tempi cambiati non è più in uso un’antica costumanza. Famiglie o privati di Sopracornola che desideravano coinvolgere le preghiere di tutta la popolazione ordinavano una processione ad una Cappelletta del paese oppure al Cimitero. La richiesta veniva fatta al reverendo Cappellano della frazione, con un offerta in denaro. Al suono delle campane la gente, sul far della sera della domenica, si radunava sul sagrato e formata la processione, recitando il Santo Rosario, si faceva visita alla Madonna onorata in una o nell’altra delle Cappellette. Il canto delle litanie e una preghiera chiudeva il piccolo pellegrinaggio. Quasi in tutte le domeniche, nella buona stagione, si compivano queste visite alle varie Cappellette o al Cimitero. E questo dopo la partecipazione alla Santa Messa e la presenza quasi totalitaria alla dottrina. In paese si conserva la processione alla Madonna del “Fossato” sulla strada per Carenno, a chiusura del mese di maggio …».
Don Giovanni Battista Bonaiti (1899-1988)




Camminare pregando, pregare camminando


Giovanni Paolo Rossi, naif


Giovanni Paolo Rossi, naif


Il Rosario

Durante il mese di maggio, per tradizione dedicato a Maria, si recita il Rosario davanti ai capitelli.  La comunità diventa come una famiglia riunita attorno alla Madonna a cui ciascuno apre il cuore, confida le proprie gioie, tribolazioni e speranze e ringrazia per il bene ricevuto.







Le croci di maggio

Se avrete la fortuna di trovarvi immersi in un verde mare ondeggiante, fra i campi ricchi di messi dell’Alta Val Cesano (e in molti altre zone del nostro Paese), potreste notare delle strane croci fatte di canne.
Quelle sono le Croci di Maggio.
L’usanza rurale di porre queste croci di canne nei campi, è una pratica di devozione popolare molto antica e particolarmente sentita dalla gente di campagna.



La Cappelluzza


Caratteristica e commovente è l'immagine del pellegrino solitario, molto spesso in composto silenzio e magari con segni quasi nascosti come segno della croce, recita del rosario e perfino un bacio gettato con la mano ("Se non sarete come bambini! ... ).





Pregare davanti al capitello
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