Fede e cultura
I capitelli
votivi sono espressione di un popolo e della sua cultura.
Spesso
edificati come ex voto per un rendimento di grazie alla Madonna
o ai Santi per scampato pericolo da qualche calamità o altra
ragione personale o sociale, offrono al viandante contemporaneo, pur
ignaro delle motivazioni originarie alla base di tali costruzioni,
l'occasione per un segno di croce, seppur frettoloso, una preghiera,
una sosta silenziosa o una riflessione.
Sorprendente
è il legame affettivo che unisce gli abitanti
di un
quartiere o di una via al "loro" capitello fino a prendersene cura e a
proteggerlo nei casi in cui ne venga minata l'integrità.
La pietà
popolare è il sistema immunitario della
Chiesa, ci salva da tante cose!
(Papa Francesco)
Le
espressioni della pietà popolare hanno molto da insegnarci
e, per chi è in
grado di leggerle, sono un luogo teologico a cui
dobbiamo
prestare attenzione.
(Papa
Francesco, Evangelii Gaudium)
Papa Paolo VI nell’Evangelii nuntiandi presenta
la religiosità popolare come una via di evangelizzazione e dice
espressamente:
«qui tocchiamo un aspetto dell’evangelizzazione che non
può lasciare insensibili. ... La pietà popolare
manifesta una sete di Dio che solo i semplici e i poveri possono
conoscere».
La pietà popolare esprime la cattolicità,
l’universalità della Chiesa e assieme
l’inculturazione del Vangelo in una specifica comunità
nazionale.
E' autenticamente popolare una fede radicata profondamente in una
cultura precisa, immersa sia nelle fibre del cuore e nelle idee, e
soprattutto condivisa largamente da un popolo intero.
San Giovanni Paolo II
La pietà popolare è un grande patrimonio della Chiesa.
Non può essere considerata un aspetto secondario della vita
cristiana, perché nella preghiera semplice del popolo si
crea uno spazio d’incontro con Gesù Cristo e un modo
di esprimere la fede della Chiesa.
Benedetto XVI
La
pietà
popolare non è una scatola vuota, ma una forza capace di
costruire fede e vita
cristiana.
(Mons.
Francesco Beschi)
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Benedizione
della "Madonna
dell'Accoglienza",
opera
in mosaico di Domenico Paladino, collocata
sulla facciata del Palazzo Sforza Cesarini a Roma.
I
muri interni delle due
viottole, in vece di riunirsi ad angolo, terminavano in un tabernacolo
(piccola
cappella, di solito agli incroci delle vie di campagna),
sul quale erano
ben
dipinte certe figure … che volevan dire anime del
purgatorio.
Il curato,
voltata
la stradetta, e dirizzando, com’era solito, lo sguardo al
tabernacolo,
vide
…
[due] individui della specie de’ bravi …
(A. Manzoni, I PROMESSI SPOSI)
La
Madonina
Che dolceza nela voze de me mama
quando ‘nsieme s’arivava al capitel:
la polsava ‘n momentin,
la pregava pianpianin
e a la fin la me diseva: Vei che nen.
Ve saludo, Madonina, steme ben.
Do violete profumade ‘n primavera,
qualche volta ‘n goz de òio nel lumin.
Tanti ani è za passà,
quasi gnente gh’è restà.
Mi me sento ancor la voze: Vei che nen.
Ve saludo, Madonina, steme ben.
E’ restà en tochetin de Madonina,
ma che ride quando lì ghe ciòca ‘l sol.
El fis-ceta ‘n oselet
propi ‘n zima, sul muret.
Quela voze benedeta ancor la ven:
Ve saludo, Madonina, steme ben.
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(Canzone
d'autore armonizzata dal trentino Camillo Moser (1932-1985) su un testo
del compaesano e stretto collaboratore Italo Varner (1922-1992). Il
brano è entrato a far parte del repertorio di numerosi cori
alpini. Nel testo il protagonista ricorda quando da piccolo assieme
alla mamma faceva sosta davanti al capitello della Madonna. Passati
ormai tanti anni da allora, ancora è viva nella sua memoria
la
voce della madre mentre lo invitava dopo la preghiera a riprendere il
cammino).
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Madonnina
dai riccioli d'oro
L'ha
scolpita in un tronco d'abete
un bel
pastorello
dall'altare
di quella cappella
che
guarda la valle.
Poi
qualcuno colori e pennelli
l'ha un
dì pitturata,
ora
è il simbolo di ogni viandante
che passa
di là.
Madonnina
dai riccioli d'oro
stai
pregando su dimmi per chi
per
quell'uomo che suda nel campo
per la
donna che soffre da tempo.
Tu
d'estate sei lì sotto il sole
nell'inverno
fra il gelo e la neve
al tepore
della primavera
circondata
di fiori sei tu.
Filo
diretto col paradiso
dona ai
malati un conforto e un sorriso
prega tuo
figlio e digli che noi
siamo
cristiani e siam figli tuoi.
Son
passato un mattino d'autunno
sul verde
sentiero
la
Madonna dai riccioli d'oro
non
c'era: un mistero.
Dalla
nicchia deserta mancava
quel
dolce tesoro
e il
viandante che passa davanti
pregar
più non può.
Madonnina
dai riccioli d'oro
stai
pregando su dimmi per chi
per
quell'uomo che suda nel campo
per la
donna che soffre da tempo.
Pastorello
e pittore di un tempo
c'è
urgente bisogno di voi
la
Madonna dai riccioli d'oro
ritornate
a rifare per noi.
Filo
diretto col paradiso
dona ai
malati un conforto e un sorriso
prega tuo
figlio e digli che noi
siamo
cristiani e siam figli tuoi.
siamo
cristiani… e siam figli tuoi!
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Madonnina
del mare
AI primo
sole si desta
la
città delIa marina,
e, in un
bel giomo, risuona
la dolce
campana vicina;
mentre
sul mare d'argento
va il
pescatore contento,
passa e
s'inchina alla sua Madonnina,
dicendole
piano così:
(Rit.)
Madonnina del mare,
non ti
devi scordar di me!
Vado
lontano a vogare
Ma il mio
dolce pensiero è per Te!
Canta, il
pescatore che va:
Madonnina
del mare,
con Te
questo cuore
sicuro
sarà!
L'ultimo
raggio di sole
Muore
sull' onda marina,
e, in un
tramonto di sogni,
lontano
la barca cammina;
fra mille
stelle d'argento
va il
pescatore contento,
sente nel
cuore un sussulto d'amore,
sospira
pregando così:
(Rit.)
Madonnina del mare,
non ti
devi scordar di me!
Vado
lontano a vogare
Ma il mio
dolce pensiero è per Te!
Canta, il
pescatore che va:
Madonnina
del mare,
con Te
questo cuore sicuro sarà! |
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I
Fiureddi
Marunnuzzi
`cco bambineddu
`ccu San
Giuseppe e
l'ancilieddi
E
santuzzi prutitturi
Sparpaggbiati
`ne vaneddi
silinziusi
`ne
palazzi re patroni
Re
marchisi a de baruni;
`ne
trazzeri ri campagna
Prutiggiti
`cu vi preia
`cu vi
consa, `cu vi pitta
`cu vi
sarva p'avviniri.
Stati
fermi o vostru puostu
E
aspettati i nostri figgi
`ca vi
puortunu li sciuri
Profumati
di l'amuri
(poesia
popolare ragusana) |
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Madonnelle
romane
Sta a
sparì tutto, ma ‘na Madonnella
‘gni
tanto poi incrocialla spasseggianno
pe’
vicoli e piazzette, che, llì, stanno
‘ncollate
a un muro a fà da sentinella
ormai
più a sé e a quarche funtanella –
ch’è
arimasta – e se stanno scoloranno
e te
fanno appenà pensann’ a quanno
ognuna
era un gioiello, accosì bella !
Ma er
tempo passa e se le porta via
un
po’ a la vòrta: er tempo nu j’amanca
pe’
facce arivà a dì co nostargia:
”
Chissà ch’era la macchia su quer muro ?”
Ma nun
sia mai ! Già er viso me se sbianca,
ché,
allora, sotto ar sole… farà scuro !
(Armando
Bettozzi)
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El capiteo
in laguna
Co’
i austriaci Venessia assediava
poco da
magnar in città rivava.
I tendeva
dal ponte dela ferrovia
che
nessun venisse o ‘ndasse via.
Mancava
tuto, fame ghe gera
e tuti se
rabatava da matina a sera.
Qualche
gaìna, pochi fruti e verdura
ma ormai
la gera deventata dura.
‘Na
note de caigo da tagiar col corteo
do done
de Mestre, profitando de queo,
de ogni
ben de Dio ‘na barca impenisse
e verso
Venessia, nel scuro ‘e sparisse,
e vogando
a pian, spensendo guaivo
quando de
colpo, “Alto là!”, un sigo.
Se sente
dei spari, e vardè la sorte,
‘e
do povere done vien colpie a morte.
Quando i
austriaci vien cassai via
e
Venessia fa parte de l’Italia unìa,
par
ricordar, dele done el sacrificio beo,
i mete
fra ‘e bricole, co’ Maria, un capiteo.
Là
intorno, ogni ano, le società remiere
fa’
dir ‘na messa tra remi e bandiere.
Questo,
‘desso, fa parte dela storia
e fra
spriss e cicheti se finisse in gloria.
(Vida) |
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“Alla nostra
Signora della
strada” (Madonna degli scout)
(Immagine tratta
da Maria, Madonna degli scout di Attilio Gardini)
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